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Revisione bibliografica dei meccanismi di effetto della fibrolisi diacutanea strumentale

set di fibrolisori per fibrolisi diacutanea

La fibrolisi diacutanea

La fibrolisi diacutanea è una tecnica fisioterapica che fu creata dal fisioterapista svederse Kurt Ekman e che si sviluppò negli anni posteriori alla seconda guerra mondiale. Ekman era un allievo del Dott. James Cyriax (1904-1985) e lavorava con lui a Londra. La tecnica di fibrolisi rappresenta una evoluzione della tecnica di Massaggio Trasverso Profondo e viene realizzata utilizzando attualmente dei ganci (fibrolisori) di acciaio inossidabile con lo scopo di liberare le aderenze presenti tra i differenti piani tissutali.
Gli effetti delle tecniche di fibrolisi possono essere così riassunti:
– azione meccanica: liberazione di aderenze fibrose e rottura di corpuscoli irritativi interaponeurotici e mioaponeurotici
– azione circolatoria: aumento della circolazione locale e linfatica, con liberazione di istamina e miglioramento del trofismo regionale
– azione riflessa: stimolazione di recettori cutanei, pressori e di stiramento; controllo della iperattivitá gamma mediante la stimolazione del fuso neuromuscolare; diminuzione del tono muscolare tramite una azione sugli organi tendinei di Golgi
– azione metabolica: liberazione di sostanze in grado di modificare dolore e infiammazione (sostanza P, acetilcolina, catecolamine, prostaglandine, acetilcolina)
– azione psicologica: risposte di tipo psicologico dovue al particolare tipo di tecnica impiegata

Revisione bibliografica dei meccanismi d’azione

Kurt Ekman, l’inventore della tecnica di fibrolisi diacutanea, formulò delle ipotesi empiriche basate sulle conoscenze disponibili nella sua epoca. Egli ipotizzò che alcuni dolori muscoloscheletrici possono essere dovuti alla presenza di “corpuscoli fibrosi” o di depositi di calcio e acido urico irritanti e suggerì che la presenza di queste aderenze potesse interferire con il corretto movimento dei tessuti alterandone la funzione.
Attualmente la ricerca scientifica ha cercato di dimostrare in maniera più obiettiva quali sono i meccanismi alla base del meccanismo d’azione della fibrolisi miofasciale.
Uno dei primi risultati che vorremmo segnalare, con l’obiettivo di tranquilizzare i nostri pazienti e colleghi che a volte sono preoccupati dagli strumenti impiegati, è che il 94% delle persone non avverte alcun tipo di dolore quando il trattamento viene realizzato nella forma corretta (1). A volte successivamente al trattamento si produce un lieve eritema, ma scompare nelle prime 24 ore.
Studi recenti tendono a confermare le constatazioni di Ekman riguardo gli effetti positivi riguardanti la diminuzione del dolore. Questi miglioramenti possono essere dovuti effettivamente alla diminuzione delle limitazioni meccaniche presenti a livello della struttura lesionata. Veszely et al. (2) dimostrarono un aumento della mobilità di caviglia dell’ordine del 9,3 ± 2,1 % in seguito a un trattamento di 10 minuti con fibrolisi effettuato a livello del tricipite surale.
Tale miglioramento potrebbe essere imputabile alla diminuzione della tensione passiva del muscolo ottenuta tramite microstiramenti e rottura di aderenze interaponeurotiche. La tensione passiva durante lo stiramento del tricipite diminuisce del 8.8 ± 13,0% a 35 gradi di flessione dorsale della caviglia (3).
E´ opportuno ricordare che gli elementi responsabili dell’aumento della tensione passiva negli ultimi gradi di movimento sono principalmente le strutture miofascial (4). Il perimisio che avvolge i fascicoli delle fibre muscolari è spesso considerato avere un ruolo determinante nello sviluppo della tensione passiva (5).
Una parte dell’efficacia della fibrolisi risiede nell’effetto meccanico di stiramento delle strutture miofasciali responsabili dell’aumento della tensione passiva a fine movimento (Levenez et al. 2009). D’altra parte alcune osservazioni suggeriscono come la fibrolisi possa inoltre esercitare un effetto sulla sensibilità dei fusi neuromuscolari (2).
Veszely et al. (2) osservarono a livello del soleo le variazioni di ampiezza massima di risposta del riflesso di Hoffman (Hmax) e del riflesso miotendineo (Tmax) immediatamente dopo aver eseguito un trattamento di 10 minuti a livello del tricipite surale e a 30 minuti.
La dimuzione della risposta elettromiografica durante la realizzazione di un riflesso tendineo senza modificazioni della ampiezza della risposta Hmax potrebbe essere spiegata dalla diminuzione della sensibilità dei fusi neuromuscolari o dalla diminuzione della trasmissione della tensione dovuta alla minore compliance delle strutture passive.
Un effetto circolatorio potrebbe giustificare una parte del miglioramento della mobilità osservato. L’aumento della vascolarizzazione locale osservato dopo un trattamento di fibrolisi permetterebbe di ottenere un aumento della temperatura locale e un miglioramento della funzione di scivolamento dei differenti piani tissutali.

 

Bibliografia

 

Barra, M. E., López, C., Fernández, G., Murillo, E., Villar, E., & Raya, L. (2011). The immediate effects of diacutaneous fibrolysis on pain and mobility in patients suffering from painful shoulder: a randomized placebo-controlled pilot study. Clinical rehabilitation, 25(4), 339-348.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21078700

 

Veszely, M., Guissard, N., & Duchateau, J. (2000). Contribution à l’étude des effets de la fibrolyse diacutanée sur le triceps sural. Ann Kinésithér, 27(2), 54-9.

 

Lévénez M, Guissard N, Veszely M, Timmermans B, Duchateau J. Changes in muscle resting tension, architecture and spinal reflex after hook treatment in healthy subjects. Comput Method Biomec. 2009; 12(S1): 171-2.

 

Gajdosik, R. L. (2001). Passive extensibility of skeletal muscle: review of the literature with clinical implications. Clinical biomechanics, 16(2), 87-101.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11222927

 

Purslow, P. P. (1989). Strain-induced reorientation of an intramuscular connective tissue network: implications for passive muscle elasticity. Journal of biomechanics, 22(1), 21-31.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2914969

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