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Breve storia della Medicina Manuale e della Terapia Manuale Ortopedica

trazione ippocratica

LE ORIGINI

La Terapia Manuale è antica quanto la scienza e l’arte medica stessa. Esistono opere statuarie che testimoniano l’uso di procedure di medicina manuale nell’antica Thailandia, risalenti ad almeno 4000 anni fa. In una delle più antiche raffigurazioni, proveniente dall’India, Krishna stira la schiena della fedele Kubja tenendole fermi i piedi e tirandola per il mento. L’utilizzo delle mani nel trattamento dei traumi e delle malattie era una pratica comune in Egitto. Altre tracce si trovano in testi religiosi indiani e cinesi.
Ippocrate (V sec. a. C.), considerato il padre della moderna medicina, utilizzava tecniche di trazione che prevedevano l’uso di leve nel trattamento di deformità della colonna vertebrale e documentò l’utilizzo delle manipolazioni curative nel “Trattato sulle articolazioni”. Sottolineò l’utilizzo della trazione assiale, per esempio legando i pazienti su una scala a pioli che poi lasciava cadere in modo controllato da una piccola altezza. Come rimedio per guarire la gibbosità, descrisse minuziosamente una tecnica che veniva attuata sempre per mezzo di una scala: se la deformità era in alto, vicino al collo, il paziente doveva essere legato a testa in giù; se la deformità era in basso, questa posizione era controindicata. Esisteva anche un altro metodo più efficace: il gibboso doveva essere legato su una tavola aderente al muro, coperta da mantelli, poi, nell’incavo del muro andava inserita una trave che veniva messa in modo trasversale rispetto alla tavola sottostante. Quindi, i medici dovevano fare pressione con la trave sulla gobba, sperando di raddrizzarla.
Galeno (II sec. d. C.) introdusse la trazione meccanica e le manipolazioni nella terapia della sciatica e dei dolori vertebrali; si racconta che guarì lo storico Pausania da un grave dolore al braccio con una manipolazione mirata del rachide cervicale.
Nelle opere di altre figure storiche di notevole levatura, quali Celisio e Oribasio, si fa riferimento all’utilizzo di procedure manipolative.
Anche la medicina araba, erede della tradizione greca, utilizzava abitualmente tecniche manuali. Avicenna (XI sec. d.C.), ad esempio, la considerava una pratica utile per la correzione di deformità, gibbi e curve scoliotiche.
Durante il periodo in cui ci fu la scissione tra medici e cerusici (Alto Medioevo) il ruolo della medicina manuale nell’ambito dell’arte terapeutica sembra essere diminuito. Tuttavia una gran parte di queste forme di trattamento, basate sostanzialmente sulla trazione, ci sono state tramandate da opere del Medioevo. Nell’opera “Hippocratis Chirurgica”, ad esempio, troviamo alcune raffigurazioni di tecniche di trazione dell’articolazione dell’anca e della colonna.
Anche nel Rinascimento diversi medici in Europa si occuparono del trattamento dei disturbi articolari.

“CONCIAOSSA”

Le tecniche manuali sopravvissero grazie agli aggiustaossa, personaggi a metà tra lo stregone e il praticone dotati di una grande abilità palpatoria ma senza alcuna cultura medica e che basavano il loro razionale terapeutico su concetti come il “nervo accavallato” o la vertebra spostata. In Europa si diffusero pertanto i ‘bonesetters’ (‘aggiustaossa’) in Inghilterra, i ‘rebouteux’ (‘conciaossa’) in Francia e gli ‘algebristas’ (‘raddrizza ossa’) in Spagna.
Ambroise Parè (XVI sec.), che da barbiere cerusico arrivò ad essere nominato “primo chirurgo del re di Francia“, sembra praticasse manipolazioni come trattamenti complementari al suo armamentario terapeutico.
Nel XIX secolo alcuni “conciaossa” furono molto popolari. L’operato di Hutton, conciaossa esperto e famoso, spinse alcuni eminenti medici, del calibro di James Paget e Wharton Hood, ad affermare su prestigiose riviste mediche quali il Lancet e il British Medical Journal, che la comunità medica avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione ai successi ottenuti da questi operatori non ortodossi.
Sir Herbert Barker era un noto conciaossa inglese la cui fama fu tale da valergli il titolo di cavaliere conferitogli dalla Corona.

OSTEOPATIA

Il vero iniziatore della moderna terapia manipolativa è però un medico di Kirksville (USA), Andrew Taylor Still (1830-1917). La sua disillusione nei confronti della medicina lo portò nel 1874 a sviluppare una nuova filosofia medica, che venne da lui stesso definita Medicina Osteopatica.
Denunciò con forza quello che riteneva essere un mediocre esercizio della medicina, ovvero l’utilizzo indiscriminato dei farmaci. Nella sua dottrina medico-filosofica individua in una “lesione osteopatica” della colonna la causa di una perdita delle difese o di immunità naturali da parte degli organi che vengono così attaccati dalla malattia. La diagnosi consiste quindi nella ricerca della “lesione osteopatica” a mezzo di una fine palpazione, con cui vengono ricercate la anormale posizione della vertebra nello spazio e la perdita della sua normale mobilità.
A partire dal 1892, Still fonda diverse scuole mediche, ove, oltre ad insegnare la medicina tradizionale, viene insegnata l’ Osteopatia. Queste scuole, con il tramontare delle idee di Still, divengono normali università mediche, in cui l’apprendimento dell’ Osteopatia è facoltativo e sempre meno seguito. Dal 1963 i “Colleges of Osteopathic Medicine” sono parificati negli U.S.A. alle altre università di medicina e la grande maggioranza dei diplomati esercita solo la medicina tradizionale e le sue specialità. In altre parti del mondo, soprattutto nel Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, l’osteopatia consiste in una scuola di tipo pratico limitata alla diagnosi strutturale e alla terapia manipolativa, anche se alcuni dei concetti sostenuti da Still sono sostenuti con decisione.
Altri osteopati autorevoli integrarono il lavoro di Still. Uno dei più noti fu certamente William Gardner Sutherland, creatore della cosiddetta Terapia Cranio Sacrale, secondo la quale le ossa del cranio sono capaci di un impercettibile movimento “respiratorio”. Egli sviluppò tecniche manuali per l’individuazione di anomalie nel movimento del cranio e per la loro correzione. Il concetto fu ulteriormente sviluppato a partire dal 1970 dal Dottor John Upledger, che si trovò ad assistere a un intervento di rimozione di una calcificazione sulla superficie della membrana durale spinale e poté osservare che questa membrana sembrava avere un ritmo proprio, indipendente da quello del cuore della respirazione.
Nella medicina osteopatica moderna sono attualmente riconosciuti tre tipi di approcci: strutturale, viscerale e craniale.

CHIROPRATICA

La chiropratica sorge in U.S.A. attorno al 1895 ad opera di un commerciante di Daveport, Daniel David Palmer (1845-1913). Benchè non avesse ricevuto alcuna istruzione in campo medico, divenne un terapista manipolativo autodidatta. Si narra che il primo a beneficiare della chiropratica fu Harvey Liliard nel 1895, sordo da anni. Palmer operò una correzione manuale specifica della sua colonna vertebrale, eliminando le alterazioni neurofisiologiche che avevano indotto la sordità e Harvey riacquistò l’udito. Tuttora sono contrastanti i pareri relativi al fatto che Palmer sia mai stato uno studente di Still, ma si sa che i due si incontrarono agli inizi del XX secolo. Fu in realtà suo figlio, Barlett Joshua Palmer (1881-1961), a dare slancio alla professione chiropratica.
Secondo i concetti originali di Palmer la causa delle malattie consisteva in una variazione della normale funzione neurale, causata da alterazioni (sublussazioni) della colonna vertebrale. La rimozione della sublussazione mediante normalizzazione chiropratica veniva considerata il trattamento più indicato.
Attualmente esiste una scissione all’interno della professione tra chi continua ad aderire ai concetti originali e chi ha un orientamento “misto”, ovvero include anche altri interventi terapeutici (fisioterapia, elettroterapia, dieta, vitamine, etc.). Nella chiropratica la diagnosi viene fatta sia palpatoriamente che attraverso particolari radiografie (full spine) in cui si vedrebbero le malposizioni vertebrali dovute alle sublussazioni o a blocchi. La chiropratica, praticata da non medici, ha anch’essa le sue scuole, sia negli U.S.A., sia in molti altri paesi. Inoltre elementi di chiropratica sono entrati nelle dottrine di alcune scuole mediche manipolative.

I MEDICI MANIPOLATORI

Nella prima metà del secolo due medici ottengono il riconoscimento della manipolazione articolare all’interno della comunità medica londinese.
James Mennell (1880–1957) , professore di Medicina Fisica a Londra, ebbe il merito di introdurre le manipolazioni nella Medicina Fisica ospedaliera. La diagnosi e la terapia erano tipicamente osteopatiche e le radiografie servivano solo a ricercare contro-indicazioni. Egli fu uno dei fondatori dell’Accademia Nordamericana di Medicina Manipolativa e si adoperò affinchè fosse permessa l’adesione all’accademia anche a medici osteopati. Inoltre sostenne la necessità di espandere il ruolo dei fisioterapisti affinchè collaborassero con la professione medica effettuando manipolazioni articolari nell’ambito del trattamento dei pazienti.
James Cyriax (1904-1985) , suo successore, continuò la sua opera, introducendo una teoria secondo la quale i disturbi vertebrali sarebbero dovuti soprattutto a spostamenti del disco articolare. Egli fu un sostenitore della importanza di condurre un buon esame clinico per risalire alla struttura sede del dolore, per non cadere nell’errore di attribuirlo ad anomalie asintomatiche rilevate agli esami strumentali. Per questo elaborò una metodica di valutazione dei tessuti molli, basata su tensioni selettive, che avrebbe dovuto permettere al diagnosta di individuare la sorgente algica per poterla trattare, risolvendo il dolore alla sua origine. Sviluppò anche un sistema terapeutico basato su manipolazioni, infiltrazioni e massaggio trasverso profondo. Anche Cyriax favorì notevolmente la formazione e l’espansione del margine di azione dei fisioterapisti, fondando l’Associazione di Medicina Ortopedica.
Intorno all’anno 1960 Robert Maigne, medico francese, rifiutò l’ipotesi dell’esistenza di sublussazioni o di blocchi vertebrali, individuando una sindrome clinica specifica, alla quale diede il nome di Disturbo Intervertebrale Minore (DIM), che equiparò a una “mini-distorsione cronica del rachide”. Codificò quindi una semeiotica diretta ad individuare il segmento vertebrale patologico e propose un nuovo approccio alle manipolazioni, sancendo secondo molti il momento di passaggio della Medicina Manuale dall’empirismo alla scienza.

TERAPIA MANUALE ORTOPEDICA

La Terapia Manuale Ortopedica rappresenta il contributo reso dalla comunità dei fisioterapisti allo sviluppo della Medicina Manuale. La maggior parte di coloro che hanno rappresentato il punto di riferimento internazionale della Terapia Manuale avevano lavorato presso il St. Thomas Hospital di Londra dove avevano conosciuto il Dottor Cyriax e dal quale erano stati profondamente influenzati.
Tra i vari padri della disciplina possono essere citati Geoffry Maitland, australiano, e Freddy Kaltenborn, norvegese, insieme al suo collega Olaf Evjenth. Nel 1974 i rappresentanti dei due concetti si unirono e fondarono l’IFOMT (International Federation of Orthopaedic Manipulative Therapists).
Attualmente la Terapia Manuale Ortopedica, grazie alla costante opera di ricerca portata avanti da numerosi colleghi in tutto il mondo, rappresenta una scienza in continua evoluzione che ha abbandonato molte delle teorie proposte dai vari “pionieri” per abbracciare una pratica basata sulle migliori evidenze cliniche e scientifiche disponibili e su un approccio biopsicosociale centrato sul singolo paziente.

 

Bibliografia

 

CYRIAX J.H.. Textbook of Orthopaedic Medicine. Londra. Ballière Tindall. 1982.

FERRARI  S., PILLASTRINI P., VANTI C.. Riabilitazione integrata delle lombalgie. Milano. Masson. 1998.

GREENMAN E. P.. Principi di Medicina Manuale. Milano. Futura Publishing Society. 2001.

KESSON M., ATKINS E.. Medicina Ortopedica. In continuità con gli insegnamenti di James Cyriax. Padova. Piccin-Nuova Libraria. 2001.

MAIGNE R..  Medicina manuale. Diagnosi e terapia per le patologie di origine vertebrale. Torino. UTET. 1996.

SCHOMACHER J.. Terapia Manuale. Imparare a muovere e percepire. Milano. Masson. 2001.

UPLEDGER J.E.. Terapia Craniosacrale. Milano. Red Edizioni. 1996.

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